Questa edizione delle poesie di Anna Ahmàtova (o "Achmàtova, come scrive ancora chi non vuole aggiornarsi alle norme internazionali", come dichiara Bruno Osimo), la maggiore poetessa russa del Novecento, a cura di Bruno Osimo, docente alla Civica Altiero Spinelli, per la prima volta propone in italiano la mole completa del corpus poetico. Le edizioni italiane pubblicate finora presentano sempre scelte molto parziali, in cui compaiono al massimo un centinaio di liriche, scelte dal curatore, sul totale di circa 550 che sono presenti in questa raccolta. Sono stati omessi soltanto le filastrocche e i componimenti propagandistici, due filoni che non appartengono alla poesia intesa in senso artistico.
Inoltre, Osimo, per la prima volta, tenta una versione metrica perché una caratteristica fondamentale delle poesie di Anna Ahmàtova è proprio il metro e raramente le versioni italiane rispettano quello originario.
Ecco cosa ci dice il curatore in proposito:
"In questo libro (e quindi nella mia visione), il metro è la dominante assoluta delle poesie di Anna Ahmàtova. Anche nelle intenzioni dell’autrice questo aspetto è molto importante. In una poesia del 1946, in cui racconta di avere barattato «quella sera» per la sua fama, scrive che
[...] né vie né strofe
chiamano «ahmatoviane».
Il riferimento implicito è alla onéginskaâ strofa, ossia la strofa onieghiniana, il verso impiegato da Puškin per il poema Evgénij Onégin, un tetrametro giambico, ossia un verso di otto sillabe divise in quattro gruppi di due, di cui la seconda sillaba è sempre accentata. Questo accenno narcisistico mostra l’importanza che riveste il metro nella creazione ahmatoviana.
Col metro Ahmàtova ci dice molte cose, impartisce un ritmo alla lettura, a volte frustra il lettore che vorrebbe cavalcare i versi al galoppo".
E sull'importanza della versione metrica leggiamo ancora con le sue parole come ha condotto il lavoro:
"Sempre per lo stesso motivo della dominante metrica mi sono imposto di riprodurre ove possibile in italiano (ossia circa nel 97% dei casi) il metro dell’originale russo.
Presentare solo una scelta personale sarebbe stato più facile, si sarebbero potute scartare tutte quelle che non piacciono, o che sono più difficili da tradurre, ma che senso ha? Chi può leggerle nell’originale evidentemente non è interessato alla questione, ma perché gli studenti di letteratura russa e il pubblico generale di lettori non russofoni amanti della poesia dovrebbero sottostare a una scelta fatta a priori dal curatore, che generalmente non viene nemmeno spiegata tranne che implicitamente dal nome del curatore stesso? Poco più di cinquecento poesie non sono tante da impedirne la pubblicazione in un solo volume di dimensioni normali, come dimostra questa edizione".