In questi giorni di clausura forzata mi è tornato spesso in mente uno dei libri che ricordo con maggior piacere, tra quelli che ho tradotto: Kamchatka (L’asino d’oro, 2014), di Marcelo Figueras. Vi si narra la vicenda di una famiglia che, nell’aprile 1976, a Buenos Aires, è costretta dal colpo di stato militare a lasciare tutto all’improvviso, compreso l’anno scolastico appena cominciato, e nascondersi in una casa fuori città. Padre, madre e due bambini, di dieci e cinque anni, dovranno assumere nuove identità e badare a non farsi vedere troppo in giro. La voce narrante è quella del figlio maggiore, un ragazzino vivace e polemico, con uno sguardo acuto e pieno di umorismo. A lui è affidato il compito di presentarci gli altri membri della famiglia, con ritratti al tempo stesso spietati e affettuosi: il padre avvocato, impegnato nella difesa dei più deboli ma anche eterno Peter Pan, la madre docente di fisica, vera colonna della famiglia, pessima massaia ma dotata di superpoteri come il Sorriso Disintegratore; e il Nano, il fratellino che tutto distrugge protagonista delle scene più esilaranti del romanzo. Perché questo è un romanzo che fa molto ridere: tutto diventa un gioco, per i due bambini, dalle false identità che dovranno assumere ai rospi suicidi da salvare dall’annegamento in piscina mediante l’ingegnosa invenzione dell’Antitrampolino. E fa anche molto piangere, perché il gioco si fa terribilmente serio e il protagonista dovrà prenderne coscienza.
La Kamchatka del titolo è quella del Risiko, terreno di scontro accanito tra il protagonista e il padre che non accetta di perdere al gioco: quando il ragazzino si troverà alle strette, arroccato con tutte le sue armate in quel piccolo territorio, la Kamchatka diventerà un simbolo, un luogo di resistenza dove aspettare tempi migliori.
Scrittore poliedrico ed “enciclopedico”, come è stato definito, Figueras sfugge alle etichette. Autore di libri diversissimi tra loro – la disperazione di chi deve promuoverli e venderli, in un mondo dove le etichette sono così rassicuranti –, nella sua vasta produzione, solo in minima parte tradotta in Italia, troviamo tuttavia un denominatore comune, quello dei valori: amicizia, lealtà, senso di giustizia. E alcuni temi ricorrenti, in cui si riflettono i suoi numerosi interessi, che spaziano dalla storia alla fisica quantistica, dalla letteratura alla musica, per citarne solo alcuni.
In Aquarium (2015), Ulises, uno psichiatra argentino alla deriva, parte per Israele, ai tempi della seconda Intifada e senza parlare una sola parola di nessuna lingua che non sia lo spagnolo, alla ricerca dei suoi due bambini, Tadeo e Alicia, sottratti dalla moglie che l’ha lasciato facendo perdere le sue tracce. In quel paese martoriato dalla violenza, incontrerà Irit, un’artista, con cui intreccerà una relazione fatta di sguardi, corpi, sensazioni. Eppure la lingua, le parole, hanno grande importanza in questo romanzo, in cui le citazioni e le divagazioni, colte e pop, letterarie e musicali, disseminate per tutto il testo, ci accompagnano in un percorso di dolore ma anche di guarigione dalle ferite più profonde.
Il re dei rovi (2019), terzo libro di Marcelo Figueras tradotto in italiano, è un romanzo ibrido che coniuga avventura, fantasy e denuncia sociale ed è ambientato in una Buenos Aires distopica di un futuro molto prossimo. La crisi avanza, la povertà dilaga travolgendo la classe media e il Governo usa il pugno di ferro per contrastare qualsiasi forma di opposizione o minaccia sociale: il suo braccio armato, l’OFAC, è un’organizzazione che ricorda da vicino gli squadroni della morte degli anni Settanta. Milo ha quindici anni e un padre alcolista e violento, ed è costretto a lavorare al posto suo come becchino. Un giorno assiste al funerale di un personaggio famoso, che si rivelerà l’autore di fumetti venerato dal suo migliore amico e compagno di scuola, il Bava. L’Autore – che non viene mai nominato ma è chiaramente ispirato a Héctor Oesterheld, padre dell’Eternauta, sequestrato e desaparecido nel 1977 durante la dittatura militare argentina – è stato ammazzato dall’OFAC. Ma nel cimitero si materializzano altri quattro personaggi misteriosi: un pirata, un cavaliere medievale, un cacciatore del futuro e un energumeno vestito da motociclista. Sono personaggi usciti dalla penna dell’Autore: cosa ci fanno lì, così lontano dal loro mondo e dal loro tempo, e per giunta in tre dimensioni? Inizia così un’avventura che vedrà coinvolti Milo, il Bava e altri compagni di scuola, gli Eroi dei fumetti, le quattro figlie dell’Autore entrate in clandestinità e un misterioso Vecchio che vive in una casa isolata nel Delta del Paranà, circondato da libri e depositario di molti segreti. Il re dei rovi è una storia di crescita personale e di passaggio all’età adulta, un romanzo di formazione in piena regola. Gli eroi di questo libro sono quelle figure di solito relegate ai margini della società: donne, vecchi e ragazzini disadattati, che nella ricerca della giustizia trovano il coraggio di compiere gesta mirabolanti per sconfiggere Golia.
Spero che questi miei suggerimenti di lettura possano esservi utili: tutti i titoli sono disponibili anche in ebook, una risorsa preziosa in questi giorni di librerie chiuse. Restiamo a casa a leggere, dunque, e resistiamo, anche noi in Kamchatka, in attesa di tempi migliori.
Gina Maneri
(docente alla Civica Scuola Interpreti e Traduttori Altiero Spinelli e traduttrice editoriale)
Marcelo Figueras (Buenos Aires, 1962) è uno scrittore, sceneggiatore, giornalista e conduttore radiofonico argentino.
Nato nel 1962 a Buenos Aires, dove tutt'ora risiede, ha vissuto alcuni anni a Barcellona. Prima di esordire nella narrativa, si è occupato prevalentemente di giornalismo, lavorando per periodici argentini come El periodista e Clarín e spagnoli come Planeta Humano e il quotidiano El País.
È autore di saggi, racconti per ragazzi e romanzi, due dei quali tradotti in italiano. Kamchatka in particolare gli è valso il Premio Scanno nel 2014.
Parallelamente all'attività di scrittore ha affiancato quella di sceneggiatore con all'attivo sei pellicole spesso in coppia con il regista Marcelo Piñeyro. Ha firmato diverse sceneggiature, tra cui quella tratta dal suo romanzo Kamchatka (2002) che lo ha consacrato al successo internazionale.
In Italia collabora con Left e con il nuovo governo di Alberto Fernández è diventato direttore di Radio Provincia.
Kamchatka
Marcelo Figueras
Tradotto da Gina Maneri - L'Asino d'Oro 2014
"Il Nano ci aspettava in macchina. Era seduto da bravo al suo posto, la frangetta fino alle sopracciglia, il grembiule a quadretti della scuola materna. Rimase impassibile quando salimmo in auto, come se non fossimo ancora arrivati oppure vivesse in un tempo diverso dal nostro, prossimo ma non identico.
Non lo volli disturbare. Era ancora assorto. Due secondi più tardi mi diede in testa il cestino del pranzo.
Secondo gli scienziati, un buco nero è una regione oscura che assorbe la materia e le radiazioni che incontra sul suo cammino. Una sorta di aspirapolvere celeste. L’esistenza dei buchi neri non è ancora stata dimostrata, ma ci sono elementi che la confermano: uno di essi è l’esistenza del Nano, un prodigio di energia negativa."
Aquarium
Marcelo Figueras
Tradotto da Gina Maneri - L'Asino d'Oro 2015
"Ulises si lascia condurre verso la Città Vecchia. In un primo momento crede che Irit voglia distrarsi, fuggire dalla nube che pende sulle loro teste da quando ha detto marry me come la più prevedibile delle ragazze da marito. Ma Irit lo trascina con energia, svolta a destra e a sinistra come un bengala. Alla fine arriva a una scalinata che scende dal cielo. In Habad Street c’è una scala che unisce la strada ai tetti della Città Vecchia.
Sono finito in una canzone dei Led Zeppelin, dice Ulises.
Irit lo conduce a un parapetto di metallo. Da lì si vede il mondo intero. La cosa più vicina sono i corridoi della yeshivah, la scuola frequentata dagli ebrei ortodossi. Dietro si staglia il Duomo della Roccia, con la sua cupola dorata. (All that glitters is not gold, la lamiera che riveste la cupola è di alluminio.) In quell’edificio è custodita la pietra sulla quale Abramo distese Isacco prima del sacrificio; la stessa pietra che servì a Maometto da rampa di lancio per la sua ascesa al Cielo."
Il re dei rovi
Marcelo Figueras
Tradotto da Gina Maneri - L'Asino d'Oro 2019
"Il Bava aveva quindici anni, ma quanto a emozioni intense avrebbe potuto dare lezioni a chiunque. Aveva già vissuto drammi che tanti non vivono nell’arco di una vita intera; parte della croce che doveva portare per essere nato in quel tempo e proprio in quel luogo.
I Bava (così li chiamava Milo, e il nomignolo era entrato nell’uso) erano una delle tante famiglie colpite dalla crisi. La tragedia si era svolta secondo il solito copione, dettaglio più, dettaglio meno: governo boicottato dai poteri forti, disordini nelle strade, elezioni anticipate; vittoria di un candidato che, consacrato come Salvatore della Patria, aveva preso misure “dure ma necessarie” che avevano impoverito i suoi elettori, con la scusa di perseguire il bene comune.
Bava Padre aveva passato due anni a letto, vittima di una depressione. Finché un parente gli aveva trovato un lavoro, al di sotto delle sue qualifiche e lontano dai suoi gusti (Bava Padre era giornalista), ma con cui portava la pagnotta in tavola."