Che cos’è Luminanza?
Luminanza è un reattore per la drammaturgia contemporanea svizzera di lingua italiana. Anno formativo, piattaforma di incontri e workshop in contatto con realtà svizzere e internazionali, possibilità di scoperta e approfondimento della scrittura drammaturgica, Luminanza è uno spazio di confronto, crescita e invenzione per giovani drammaturghe e drammaturghi residenti in Svizzera italiana.
L’ideazione e il coordinamento di Luminanza è di Alan Alpenfelt. Il tutoraggio, la pedagogia e il co-coordinamento è di Matteo Luoni.
Nei tre anni di attività (2020-2023), Luminanza ha formato 17 giovani autori e autrici svizzeri di lingua italiana (10 autrici e 7 autori).
Come evoluzione del progetto Luminanza, Prismi - Laboratorio di alta formazione e professionalizzazione rivolto a drammaturghe o drammaturghi emergenti - vuole essere un ponte tra la formazione base e la professionalizzazione delle artiste e degli artisti selezionate/i, che saranno accompagnati/e nella stesura di un testo teatrale originale di cui verrà promossa la potenzialità e la visibilità, in sinergia con altri partner. Il progetto è ideato da Alan Alpenfelt e coordinato da Alan Alpenfelt, Francesca Garolla, Matteo Luoni.
Foto: Luminanza
Traduzione teatrale in stage: un’esperienza al LAC di Lugano
Nell’ambito della Vetrina Prismi – rassegna dedicata alla nuova drammaturgia svizzera – Michela Bianchi, studentessa della Civica Scuola Interpreti e Traduttori Altiero Spinelli, ha preso parte a un’esperienza di stage significativa, traducendo il testo teatrale La donna si cura (kills the party) della drammaturga svizzera Julia Haenni.
Guidata dalla tutor Sarah Hofstetter, Michela si è confrontata con una delle voci più autorevoli e originali della giovane scena svizzero-tedesca, affrontando le sfide linguistiche e culturali della traduzione teatrale. Il risultato di questo lavoro verrà presentato martedì 10 giugno alle ore 18.00 presso il Teatro Studio del LAC – Lugano Arte e Cultura, in forma di lettura scenica.
La mise en lecture sarà diretta dalla regista svizzera Giulia Rumasuglia, con le attrici Anahì Traversi, Marta Malvestiti e Luz Beatriz Lattanzi. Al termine, seguirà un breve incontro di approfondimento con la traduttrice Michela Bianchi e la regista Giulia Rumasuglia, moderato da Mara Travella, direttrice della Casa della Letteratura di Lugano.
"La donna si cura (kills the party)"
di Julia Haenni | regia di Giulia Rumasuglia
Attraverso un lavoro sul linguaggio e la creazione di neologismi – operazione necessaria per permettere di pensare al di fuori del discorso dominante –, l’autrice argoviese Julia Haenni esplora il sessismo che la medicina manifesta nel trattare il corpo femminile.
La donna si cura (kills the party) mette in scena la storia secolare dello sguardo maschile sul corpo femminile e, con essa, la storia della medicina occidentale, che fino a poco tempo fa non mostrava interesse – e ancor meno finanziamenti per la ricerca – per malattie che non riguardassero corpi di genere maschile.
Le parole della traduttrice
Com’è stato tradurre un testo per il teatro?
"Tradurre “frau heilt (party)” di Julia Haenni è stata un’esperienza intensa e stimolante, molto diversa da qualsiasi altro tipo di traduzione affrontata finora. Il lavoro si è inserito all’interno di uno stage curricolare proposto dalla scuola durante il mio primo anno del biennio in traduzione. Mi sono trovata fin da subito immersa in un testo teatrale dalla struttura complessa: frammentario, fortemente influenzato dal tedesco svizzero, privo di punteggiatura e senza personaggi definiti. Un flusso di coscienza continuo, dove la voce di una persona si moltiplica in quella di molte, in una sorta di monologo che diventa dialogo.
Lavorare a questo testo ha rappresentato un esercizio impegnativo ma estremamente formativo, che mi ha permesso di confrontarmi con una scrittura pensata per essere detta, ascoltata, portata in scena. Ho tradotto in autonomia, con il supporto della tutor Sarah Hofstetter nella fase di revisione. Ho avuto inoltre l’opportunità di parlare direttamente con l’autrice, Julia Haenni, su alcuni passaggi, riuscendo ad approfondire al meglio il senso e le sfumature del testo".
Quali sono state le difficoltà?
"Le difficoltà sono emerse fin dall’inizio. La frammentarietà del testo, l’assenza di punteggiatura e la presenza di voci non chiaramente distinte hanno richiesto un’attenzione costante al ritmo, alla musicalità e all’intonazione. È stato essenziale leggere e rileggere il testo ad alta voce per coglierne il tono e trovare un equilibrio tra fedeltà all’originale e scorrevolezza in italiano.
Una sfida importante è stata affrontare i giochi di parole e i neologismi, spesso legati alla fonetica e alla struttura del tedesco. Un esempio è la frase: “Jedenfalls muss man die zu fassen kriegen sie erledigen äh erlegen wie einen Hirsch”, dove l’autrice gioca sull’ambiguità tra erledigen (portare a termine) ed erlegen (abbattere). In italiano ho cercato di mantenere l’ironia con una resa come: “in ogni caso bisogna averle in pugno, accudirle, ehm finirle come si fa con un cervo”.
Un’altra parola particolarmente complessa è hauptberufswesentechnisch, una costruzione inventata che unisce i concetti di identità (Wesen), professione a tempo pieno (Hauptberuf) e tecnicità (-technisch). Per rendere in italiano espressioni di questo tipo, ho lavorato sulla resa concettuale, confrontandomi anche con l’autrice per coglierne tutte le sfumature".
Cos’hai imparato da questa esperienza?
"Questa esperienza mi ha insegnato che tradurre per il teatro significa andare oltre la parola scritta: significa immaginare quelle parole in scena. È un processo profondamente creativo e performativo, in cui il traduttore diventa quasi un “interprete”, chiamato a restituire il ritmo, l’intenzione e il tono di ogni frase.
Ho anche scoperto quanto possa essere coinvolgente dare voce a un testo così vivo e aperto, e quanto la rilettura a voce alta possa essere uno strumento essenziale nella pratica traduttiva. Soprattutto, ho incontrato una dimensione nuova della traduzione: più libera, più espressiva, più legata al presente e al pubblico. Ho avuto il privilegio di confrontarmi con professionisti del teatro e con l’autrice stessa, in un dialogo che ha arricchito profondamente la mia formazione. Se dovessi ripetere questa esperienza, la rifarei senza esitazione: è stata un’occasione unica per crescere, come traduttrice e come persona".