L’uomo con la macchina da presa
Dziga Vertov, 1930
È il film senza il quale non esisterebbe l’estetica dell’audiovisivo moderno. Non esisterebbe “Blob”, per dire. Forse non esisterebbero nemmeno lo streaming e la possibilità ormai infinita di accostare le immagini a proprio piacimento.
Dziga Vertov, pseudonimo di David Abelevic Kaufman, e suo fratello Michail – che poi è “l’uomo con la macchina da presa”, l’operatore che vediamo in azione lungo il film – lavorano in parte su materiale preesistente, come nelle strepitose Kinopravde girate negli anni ’20, e in buona misura – almeno in questo film – su immagini realizzate in prima persona. Tecnicamente L’uomo con la macchina da presa è un film di montaggio, in cui il montaggio – appunto – è tutto e la montatrice Elizaveta Svilova, moglie di Dziga, è mostrata in scena mentre taglia alcune sequenze. Ma in realtà il film è una straordinaria riflessione filosofica sulla funzione del cinema come strumento di “risveglio” emozionale, estetico, politico. Tutto il film parte da immagini “ferme” (un cinema vuoto, una donna dormiente, negozi con le vetrine chiuse, finestre e porte chiuse) che grazie alla forza propulsiva del cinema diventano “mobili” e finiscono per comunicare un incredibile senso di dinamismo e di entusiasmo.
Dura poco più di un’ora, è un assemblaggio di immagini girate in varie città sovietiche (la città che vediamo è un luogo ideale creato dal cinema), non ha sottotitoli, non ha attori, non ha trama. È cinema puro, probabilmente il più grande film mai fatto.
Sherlock Jr.
Buster Keaton, 1924
Che Buster Keaton fosse un genio, spero veramente sia assodato. Ma se servisse una prova, eccola: Sherlock Jr. è un film comico della durata di 45 minuti che racchiude in sé un’idea di cinema al tempo stesso geniale, profonda e semplicissima. Il cinema è sogno: e infatti tutta la seconda parte del film è sognata da Buster, che nel film “prima del sogno” interpreta il proiezionista di una sala cinematografica. Ma siccome Buster, come proiezionista, è ossessionato dall’idea di diventare un detective; e siccome a un certo punto deve risolvere un inghippo che coinvolge anche la ragazza di cui è innamorato… ecco che nel film/sogno diventa Sherlock Jr., il più grande detective del mondo. L’inizio della parte onirica, con Buster che entra letteralmente dentro il film che sta proiettando, ha influenzato tanto cinema successivo, dagli esperimenti di Gianni Toti alla Rosa purpurea del Cairo di Woody Allen. I trucchi visivi sono stupefacenti, se si pensa che sono stati realizzati nel 1924. Una curiosità: nella scena in cui il suo assistente cade dalla moto, e Buster resta da solo seduto dal manubrio, l’assistente è doppiato… da Buster, che gli fa da controfigura! Perché Buster Keaton non era solo un genio, ma era anche il più grande stunt-man mai esistito.
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A Corner in Wheat
David W. Griffith, 1909
Quando si parla di David W. Griffith si pensa a film colossali come La nascita di una nazione o Intolerance, dimenticando che fra il 1908 e il 1913 Griffith gira qualche centinaio di film per la Biograph, al ritmo folle di due alla settimana. Sono film lunghi circa 20’, e sono un’incredibile sfilza di capolavori che crea la grammatica del cinema moderno. E non solo del cinema americano! Di nuovo, quando si parla di Griffith si pensa a un cinema d’azione, realistico, quasi naturalistico. Ma A Corner in Wheat è tutto tranne che realistico. Ispirandosi ai romanzi socialisti di Frank Norris, Griffith mette in scena tre “ambienti” che non sono in relazione concreta fra di loro: 1) il duro lavoro di una famiglia di contadini 2) le speculazioni di un imprenditore che, in modo spregiudicato, conquista il controllo del mercato mondiale del grano 3) il negozio dove il prezzo del pane aumenta fino a provocare la reazione violenta dei poveri affamati e la dura repressione da parte della polizia. Le tre storie, costruite su veri e propri tableaux vivants, non si incrociano mai – ma ciascuna influenza l’altra, e sta a noi spettatori tirare le fila, creare i contatti, fare due più due. Per capire come funziona il capitalismo e per scoprire un cinema concettuale che contiene già in sé lo stile del montaggio.
Intervista di William Friedkin a Fritz Lang
Videointervista di William Friedkin, autore di cult movie come Il braccio violento della legge (1971) e L'esorcista (1975), a uno dei registi più formidabili e innovativi nel campo cinematografico da quando il cinema stesso fu inventato: Fritz Lang.
Fritz Lang, pseudonimo di Friedrich Christian Anton Lang (Vienna, 5 dicembre 1890 – Beverly Hills, 2 agosto 1976), è stato un regista, sceneggiatore e scrittore austriaco naturalizzato statunitense.
Il suo ruolo nella storia del cinema è unanimemente considerato di primaria importanza. È stato definito "uno dei maestri universalmente riconosciuti del cinema" (Aurélien Ferenczi), "il più grande maestro del cinema tedesco" (Sandro Bernardi), "il simbolo stesso del cinema" (Jean-Luc Godard, che ha voluto Lang come attore nel suo film Il disprezzo).