Magda Olivetti mi aveva invitato nel 1991, per vie che non ricordo, a un convegno sul mestiere del traduttore a Trieste dove poi non sono potuta andare. Siamo però rimaste in contatto da allora e ho potuto discutere con lei negli anni, quasi sempre al telefono, sia di alcune traduzioni che, soprattutto, del suo progetto di una scuola di traduzione letteraria. Nel 1996 ho tenuto un Seminario sulle traduzioni di Thomas Bernhard nel corso di Silvia Bortoli, quando la SETL si trovava a Bolzano. Ed è stata proprio Silvia, che insegnava allora nella nostra scuola, a convincermi a concorrere per sostituirla quando se n’è andata da Milano per continuare a collaborare con Magda a Firenze.
Devo dunque in gran parte a Magda, alla sua idea olivettiana di “bottega” e di “mestiere”, a quelle lunghe discussioni al telefono, l’idea di insegnamento della traduzione che ho praticato in tutti questi anni alle Scuole Civiche. Quel fare libri insieme che ha permesso e permette ai ragazzi di entrare in un progetto vivo e di crescervi dentro per un anno e a volte due condividendo ogni passaggio, fino alle ultime bozze, fino al nome di tutti nel colophon.
Anna Ruchat
(docente alla Civica Scuola Interpreti e Traduttori Altiero Spinelli, traduttrice e scrittrice
Magda Olivetti (Ivrea, 1 giugno 1935 - Firenze 25 aprile 2020). Nipote di Adriano Olivetti, Magda era nata a Ivrea da padre italiano e madre tedesca il primo giugno 1935 (cosa che pochissimi sapevano essendo lei, sull’età, molto riservata). Nel 1943, con la madre e due sorelle, era fuggita in Svizzera dove rimase per tutta la durata della guerra. Rientrata a Ivrea nel 1946, tornò a frequentare la scuola italiana e, adolescente, scelse per sé la scuola fondata dallo zio Adriano Olivetti. Negli anni Cinquanta s’iscrisse alla facoltà di fisica di Torino e fu allieva di Tullio Regge. Dopo che si fu laureata con lode e dignità di stampa si sposò con un fisico croato e si trasferì a Zagabria “per sperimentare il socialismo reale” come amava raccontare. Dopo un soggiorno di alcuni anni con il marito e i tre figli negli Stati Uniti. Rientrò in Italia, a Firenze, nel 1975.
Solo negli anni Ottanta escono le sue prime traduzioni: Il trentesimo anno (1985) e Il caso Franza (1988) di Ingeborg Bachman, La fornace (1984), Gelo (1986) e Amras (1989) di Thomas Bernhard. Magda non ha tradotto molto (tra gli altri autori Robert Musil, Athur Schnitzler, Rainer Maria Rilke), ma di sicuro lo ha fatto con molta passione e con grandi risultati. La sua traduzione di Amras è indimenticabile, ma il vero debito di gratitudine nei suoi confronti riguarda l’insegnamento della traduzione.
Nel 1992 Magda Olivetti ha fondato a Torino la SET, la scuola Europea di Traduzione Letteraria, nella ferma convinzione che i traduttori letterari potessero acquisire il mestiere, andando “a bottega” da traduttori più esperti, traducendo con loro e con loro imparando quella straordinaria ginnastica della mente che è la traduzione. Magda era anche convinta (e Marina Pugliano, sua allieva, porta avanti oggi queste istanze) che una scuola avrebbe permesso ai traduttori una maggiore collaborazione reciproca e persino un maggior potere contrattuale.
Con i suoi allievi nel 1997 tradusse Il fochista di Franz Kafka e fu quello uno dei primi esperimenti di “traduzione didattica” in Italia (ogni parola era stata discussa con gli 8 studenti del seminario e parte della discussione è riportata nelle note).
"Siamo tutti consapevoli" dice Magda in un’intervista rilasciata a Ilide Carmignani nel 2005, "che la traduzione letteraria è la forma più alta di comunicazione culturale fra paesi di lingua diversa e che i traduttori letterari sono autentici mediatori d'arte, proprio come gli interpreti musicali, eppure non esiste alcun Conservatorio che disciplini la loro formazione. La Setl è nata per colmare questa grave lacuna."
Quelli di Torino furono gli anni d’oro della SETL che si trasferì a Bolzano nel 1996, a Firenze nel 2000 e nel 2001 e a Napoli nel 2006. Tra chi vi ha insegnato ricordiamo qui Ottavio Fatica, Giuseppe Guglielmi, la stessa Magda Olivetti, Angelo Morino, Ljiljana Avirović Marianne Schneider, Silvia Bortoli, Egi Volterrani, Ilide Carmignani, Francesca Corrao.
Magda è stata una donna estremamente colta e di grandissima vitalità, ma soprattutto una persona generosa che ha saputo portare avanti nel Novecento un modello di formazione che deve molto alle idee e alle esperienze di Adriano Olivetti.
Articolo uscito sul manifesto del 27 aprile 2020 di Anna Ruchat
Dall’intervista con Ilide Carmignani del 2005
IC: Come si insegna a tradurre letteratura?
MO: Ecco il nocciolo della questione: la nostra didattica si ispira alle botteghe d'arte del Rinascimento o, se vogliamo, all'antico rapporto fra maestro e discepolo. Abbiamo dei professionisti, traduttori che hanno tradotto moltissimi libri e sono conosciuti e stimati dagli editori, che tengono a bottega gli allievi e gli insegnano Il mestiere.
Ogni buon traduttore letterario sa che quel che conta è la pratica e che le astrazioni e le riflessioni della Traduttologia, per quanto Interessanti, servono quanto un testo dl musicologia a chi non ha mi posato le mani sulla tastiera.
Da un testo che serviva a presentare il progetto didattico della SET all’interno di una pubblicazione a cura di FIT PROFESSIONISTI DELLA TRADUZIONE COLTA, l’Offerta formativa in Toscana 2000-2001
"Come tutti sanno, il compenso dei traduttore di testi scritti viene valutato ‘a cartella’, cioè in proporzione al numero di parole tradotte. Un criterio che sarebbe comico – immaginiamo un pianista pagato in base al numero di note dello spartito! – se non fosse tragico, perché non permette a nessun traduttore letterario serio di vivere del proprio lavoro in nessun paese dell’UE. Ed è spesso un invito alla faciloneria, perché costringe a tradurre a ritmo insostenibile, mentre la prerogativa del buon traduttore letterario è di prendersi tutto il tempo necessario per risolvere i problemi della resa, e questi tempi sono assolutamente imprevedibili e non quantificabili anche per il più fulmineo dei traduttori […] Faciloneria, privilegi e ingiustizie scompariranno il giorno in cui gli editori potranno contare su professionisti seri e ben pagati, perché sarà ovvio che cercheranno i migliori e quelli a loro più congeniali, a tutto vantaggio dell’alto livello nella diffusione della cultura fra i paesi dei mondo.
E’ dunque importante, in vista del futuro, formare dei buoni professionisti, anche perché finora i traduttori letterari sono sempre stati degli autodidatti, e sarebbe quanto mai opportuno creare una ben precisa figura professionale che più facilmente potrà rivendicare il diritto a una equa regolamentazione socio-economica.
Ma è giusto formare dei giovani spinti da slancio ideale, destinati nell’immediato a patire la fame, solo perché sono indispensabili alla diffusione della cultura fra paesi di lingua diversa e prima o poi la società avrà bisogno di loro? Siamo convinti che la realtà esistente permette di conciliare gli aspetti contraddittori della questione. Per risolvere il problema dello status dei traduttore, è indispensabile iniziare col dare a questa figura una maggiore visibilità e una formazione a sbocchi lavorativi multipli."
Amras
Thomas Bernhard
Tradotto da Magda Olivetti - Einaudi 1989
"Dopo il suicidio dei nostri genitori siamo stati rinchiusi per due mesi e mezzo nella torre, emblema di Amras, sobborgo della nostra città, alla quale si accede soltanto attraverso l’ampio meleto che, salendo verso sud, conduce alla roccia primigenia e che sino a qualche anno fa apparteneva ancora a nostro padre.
La torre, proprietà di nostro zio, in questi due mesi e mezzo, proteggendoci dagli attacchi degli uomini, nascondendoci e salvandoci dagli sguardi del mondo che agisce e giudica solo con malvagità, è stata per noi un rifugio.
Dobbiamo solo all’influenza di nostro zio, fratello di nostra madre, se – a dispetto delle barbare norme sanitarie tirolesi che condannano chi è sorpreso nell’atto di suicidarsi a una torturante e perciò alienante sopravvivenza – non siamo stati internati a viva forza in un manicomio e non ci è toccato spartire nel modo atroce che conosco bene la sorte di tanti altri – sconquassati e troncati una volta rinchiusi là dentro– gente dell’alta valle dell’Inn, dei villaggi del Brennero o del Krawendel."