La Soglia Frame 5

Le studentesse della Civica Altiero Spinelli autrici dei sottotitoli delle produzioni della Civica Luchino Visconti

Le produzioni dei diplomati della Civica di Cinema accessibili anche in lingua inglese

Un gruppo di studentesse del corso di laurea magistrale in Traduzione, durante un'esperienza di tirocinio, hanno avuto l'occasione di mettere alla prova le proprie abilità realizzando la traduzione e la sottotitolazione in inglese di diverse produzioni degli studenti della Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti e della revisione dell'italiano di altre.

Le autrici si sono cimentate lavorando a documentari centrati su tematiche differenti occupandosi di tutte le fasi dell'attività di sottotitolazione. La revisione finale è stata curata dai professoressa Charlotte Buckmaster.

Hanno partecipato al progetto le studentesse:
Rebecca Botti, Lucia Brunetti, Nicole Colombo, Ginevra Levy, Giulia Novelli, Natascia Veluti

Abbiamo chiesto loro di raccontarci alcune sfide linguistiche che si sono trovate ad affrontare in corso d'opera ed ecco cosa Ginevra Levy, Rebecca Botti e Nicole Colombo ci hanno risposto:

"La traduzione attiva dall’italiano all’inglese non è stata semplice, soprattutto perché si trattava di un italiano parlato, quindi bisognava rendere in modo scritto l’espressività della voce senza ricorrere all’uso di intercalari o espressioni utilizzate solamente in ambito colloquiale (per esempio ripetizioni, momenti di pausa e di incertezza, onomatopee). Grazie alle abilità apprese al corso di Traduzione audiovisiva del professor Costanzo, siamo riuscite a formattare i sottotitoli rispettando i limiti dei 17CPS e dei 45 caratteri.

Un’altra difficoltà riscontrata è stata decidere in quale punto far iniziare e in quale far finire il sottotitolo, proprio per il problema dell’oralità e delle pause frequenti nel mezzo di una frase.

È stata la professoressa Parini a metterci in contatto con la Scuola Civica di Cinema. Questa esperienza ci ha sicuramente messe alla prova e ci ha permesso di comprendere cosa significhi lavorare con scadenze reali e richieste da soddisfare.
La sottotitolazione è un lavoro doppio, perché non solo implica lo sforzo traduttivo e cognitivo per rendere il più naturale possibile la lingua, ma bisogna anche fare in modo che rispetti i tempi e segua il ritmo del parlato. Siamo state molto entusiaste di aver partecipato a questo progetto, speriamo di poter avere altre collaborazioni in futuro con la Scuola di Cinema, è stato davvero interessante e challenging". (Ginevra Levy, Rebecca Botti e Nicole Colombo)

"Ogni aspetto del processo traduttivo è interessante: lavorare con le parole rappresenta un lavoro certosino caratterizzato dalle sfide più disparate. Aver preso parte alla creazione dei sottotitoli per i corti proposti è stata un’esperienza stimolante ed estremamente formativa poiché ci sono stati diversi aspetti da non dare assolutamente per scontato e per i quali la creatività può essere d’aiuto. Ricreare il registro linguistico utilizzato dai protagonisti, tradurre i riferimenti culturali e rispettare i caratteri per riga, i cps e i cambi di inquadratura sono soltanto alcune delle difficoltà con le quali mi sono misurata. In conclusione è stata un’opportunità unica in cui ho potuto cimentarmi nella professione che vorrei intraprendere e che mi ha fornito un’ulteriore conferma sulla bellezza della traduzione audiovisiva e della traduzione in sé". (Tresy Curcelli)

"La sottotitolazione è un processo sicuramente molto interessante, ma anche insidioso, date le molteplici regole tecniche da rispettare. La traduzione attiva dall’italiano all’inglese, inoltre, ha reso il lavoro più impegnativo, ma anche stimolante. Nel tradurre "Centogusti", l’aspetto principale che ho voluto tenere in considerazione è stato cercare di rendere al meglio e in modo più naturale possibile i dialoghi, mantenendo sempre un registro informale, colloquiale, grazie a frasi brevi e abbreviazioni. La sfida maggiore è stata, infatti, mantenere tutte quelle caratteristiche italiane tipiche del linguaggio giovanile parlato e riuscire a trasporle in lingua inglese". (Lucia Brunetti)