In collaborazione con Aned – Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti – enciclopediadelledonne.it pubblica per la prima volta in Italia il lavoro di Dunya Breur. Quando il lager femminile di Ravensbrück viene liberato il 30 aprile del 1945 Aat Breur ha 32 anni e può riabbracciare quello che resta della sua famiglia: Dunya sua figlia, che ha solo tre anni, e ha vissuto quasi un anno in prigione con lei, e il figlio; suo marito invece è stato fucilato dopo la condanna a morte del tribunale di guerra tedesco di Utrecht. Divenuta adulta Dunya vuole capire meglio quel periodo di cui non si può parlare e che tuttavia sembra essere così essenziale, decisivo nella loro vite. Raccoglie così il racconto della madre, i suoi disegni – conservati attualmente presso il Rijksmuseum di Amsterdam e pubblicati qui per la prima volta in Italia -, le testimonianze delle persone che Aat ha incontrato durante la prigionia.
In questa occasione Valentina Barzon, studentessa del primo anno della laurea magistrale in Traduzione ha realizzato, in un'esperienza di stage, la traduzione e la sottotitolazione dall’inglese verso l’italiano delle testimonianze video dei figli di Dunya, Gerben e Sander, sulla traduzione italiana del libro e sull'importanza della divulgazione anche di questa storia per comprendere la efficiente e disumana organizzazione di morte del lager.
Riaffiorano le nostre vite. Aat Breur-Hibma a Ravensbrück, racconti e disegni
di Dunya Breur
traduzione di Franco Tirletti
Valentina ci parla della sua esperienza
Mi parli del tuo stage, cos'hai fatto ?
"La professoressa Parini mi ha contatto per parlarmi di un progetto che coinvolge l’Enciclopedia delle donne, un sito che raccoglie voci biografiche dedicate a donne di tutti i tempi e di tutti i paesi, volto a raccontare le vite e gli eventi di cui sono state protagoniste. Mi ha spiegato brevemente la storia di Dunya Breur e del suo libro Riaffiorano le nostre vite. Aat Breur-Hibma a Ravensbrück, racconti e disegni. Pubblicato nel 1983, la cui edizione italiana è uscita però solo recentemente, racconta l’infanzia dell’autrice quando venne rinchiusa nel lager femminile di Ravensbrück insieme alla madre Aat e, attraverso le testimonianze scritte e disegnate dalla madre, rivive la prigionia e gli orrori del campo di concentramento. Mi ha poi parlato dei figli di Dunya, Gerben e Sander, che hanno realizzato due video in cui si sono espressi in merito alla traduzione italiana del libro e all’importanza di questo evento, che avrebbe infatti permesso di far conoscere ulteriormente una delle tante storie drammatiche di quel periodo storico. La Professoressa mi ha proposto quindi la traduzione e la sottotitolazione dei due video dall’inglese verso l’italiano, un’iniziativa che ho accolto molto volentieri, considerata soprattutto l’importanza del tema in questione".
Quali competenze apprese in aula hai potuto mettere in pratica?
"Il corso di sottotitolazione, svolto durante il primo semestre del primo anno della specializzazione in Traduzione con il professor Cascasi, si è rivelato fondamentale. Nello svolgere questo progetto di traduzione ho potuto mettere in pratica tutte le competenze apprese a lezione: dalla semplice conoscenza del programma di sottotitolazione che ci ha insegnato a utilizzare, ai parametri e alle regole di natura più tecnica che devono essere necessariamente rispettate per eseguire un buon lavoro".
Come hai superato le difficoltà?
"La professoressa Parini è stata una preziosa alleata, sempre disponibile ad aiutarmi nel caso di problemi tecnici, difatti mi ha insegnato qualche trucchetto di cui non ero a conoscenza e che si è rivelato molto utile per la riuscita finale del lavoro, quindi ho sempre potuto contare su di lei in caso di necessità. La difficoltà principale è stata quella di riportare una conversazione, piena di esitazioni, interruzioni e situazioni tipiche di un discorso orale, in una lingua scritta che mantenesse il più possibile la fluidità e la leggerezza del parlato. Ma la pratica aiuta molto. Seguo corsi di traduzione da ormai 4 anni, quindi la traduzione è il mio pane quotidiano e sono abituata alle difficoltà e a trovare soluzioni per superarle. Ovviamente ho ancora molto da imparare".
Cosa hai imparato da questa esperienza?
"Questa esperienza mi ha confermato ancora una volta quanto sia bello il mondo della traduzione, perché si impara sempre qualcosa di nuovo e si ha la possibilità di lavorare ogni volta con materiali che spaziano da un estremo all’altro. C’è molta dinamicità, ogni giorno ci si informa su questioni e tematiche diverse. Essere traduttori significa accettare delle sfide, che siano in campo editoriale, audiovisivo o professionale, e saper scegliere il registro, il tono o le parole e espressioni che più si addicono al contesto. È come diventare ogni volta una persona diversa, è molto divertente!".