In occasione della notizia del Premio Pavese per la poesia a Martin Rueff, poeta, docente e traduttore francese, la nostra studentessa Nadia Bucz lo ha intervistato nell'ambito dello stage editoriale che sta svolgendo presso Samuele Editore.
Nadia nel dialogo con l'autore di Icaro grida in un cielo di creta (Samuele Editore-Pordenonelegge, 2023, collana Gialla Oro) e Verticale Ponte (Modo Infoshop, 2021), ha voluto porre l'accento sulla relazione della poesia con la musica, sull'impatto che le lingue hanno sul vissuto di ognuno di noi e su come nascono l’esigenza e il processo di scrittura in versi.
Un estratto dell'intervista
Nadia Bucz: "Nella sua raccolta di poesie Icaro grida in un cielo di creta è interessante l’intreccio di opere letterarie che ha incluso intessendone le citazioni. Ancor di più la (ri)scoperta di alcune canzoni come Zombies dei Cranberries sapendo che la musica non sempre è un ambito da cui i poeti attingono per le loro opere".
Martin Rueff: "Anzi, spesso c’è una specie di disprezzo per la musica pop che, secondo me, è completamente sbagliato perché nel caso dei Cranberries è ovvio che hanno saputo cogliere un misto di violenza della loro generazione, come hanno fatto in Zombies, ma anche una dolcezza come nella ballata Ode To My Family. Dunque queste cose vanno assolutamente ripescate e ridistribuite, quando si può, nella poesia. E sono sempre colpito dal fatto che spesso la generazione degli adolescenti, o dei giovani, non ha nessuna difficoltà a lasciarsi andare alle emozioni attraverso la musica mentre, spesso, fa più fatica con una poesia. Secondo me l’idea di cercare dei punti di contatto tra le due è una cosa importante. Per di più non c’è niente di inventato in questa storia perché è vero che in Ucraina, quando erano nei sotterranei, hanno diffuso queste canzoni dei Cranberries, il che per me era strano perché è una musica che ha ormai almeno trent’anni adesso".
Nadia Bucz: "Ogni lingua ha un impatto su noi e ci dà forma. Soprattutto chi cresce imparando più lingue non sa classificarle a livello culturale. A livello linguistico è diverso perché una persona potrebbe riuscire a esprimersi meglio in una lingua anche se non è la sua madre".
Martin Rueff: "Una cosa che lei dice perfettamente è il fatto che le lingue non sono solo mezzi di comunicazione ma modi di modellare il vissuto. E lo vedo molto con i cantanti perché piuttosto di ridere dei ragazzi che formano una band rock e suonano in inglese, per me c’è da chiedersi perché si sentono autorizzati in inglese a dire o a scrivere o a cantare delle cose che a loro sembrerebbero un po’ insulse in italiano. E questo vuol dire che con l’inglese riescono, nel rapporto ritmo della lingua-ritmo della musica, a fare cose che non riescono a fare in italiano. E questa per me è una chiave. Questo vuol dire che una lingua, se modella la tua sensibilità, non lo fa solo con mezzi sintattici, morfologici e semantici ma anche con modalità ritmiche, cioè il modo in cui il ritmo della lingua riesce a entrare nel vissuto privato. Tanto è vero che quando senti una canzone in inglese, una poesia in inglese, una poesia in italiano, eccetera, hai l’impressione che il poeta o la poetessa abbiano proprio catturato un ritmo tuo. E quando succede, e questo mi succede spesso, mi fa essere contento di essere umano".
LEGGI TUTTA L'INTERVISTA QUI
Martin Rueff
Martin Rueff, dopo avere insegnato a Bologna e a Parigi (Jussieu), è professore ordinario di letteratura francese e di storia delle idee presso l’Università di Ginevra (cattedra Jean Starobinski). Critico, filosofo e traduttore è scrittore in versi. Come critico si consacra alla letteratura del Settecento e soprattutto all’opera e al pensiero di Jean-Jacques Rousseau, ma anche al pensiero contemporaneo e alle relazioni fra letteratura e scienze umane (ha contribuito all’edizione delle opere di Michel Foucault et di Claude Lévi-Strauss nella Pléiade). Si occupa delle relazioni fra poetica e filosofia (ha dedicato un libro a Michel Deguy). Ha scritto vari saggi su Rousseau: A coups redoublées (la théorie de l’homme de Jean-Jacques Rousseau et sa doctrine de l’expression) e Foudroyante pitié (Aristote avec Rousseau, Bassani avec Céline et Ungaretti). Come traduttore si è dedicato all’opera di vari poeti italiani (Zanzotto, Cecchinel, De Signoribus, Mazzoni) ma anche di filosofi e di storici (Agamben e Carlo Ginzburg). Adesso è impegnato nella ritraduzione dell’opera di Calvino presso Gallimard (otto volumi tradotti). Nel 2023 uscirà la corrispondenza di Calvino. Ha pubblicato vari libri di poesia: l’ultimo in francese s’intitola La Jonction (éditions NOUS, 2019). Ha pubblicato nel 2021 un libro di versi in italiano: Verticale Ponte. Mondo InfoShop, 2021. É caporedattore della rivista «Po&sie» fondata da Michel Deguy. Nel 2023 pubblicherà un nuovo saggio: Au bout de la langue e un nuovo libro di poesie Mode avion.