La nostra studentessa Emma Romanoni è autrice del libro Sostanza artistica della traduzione edito da Divergenze per la Collana Impronte. Il volume racchiude un saggio che spiega con un linguaggio diretto, come la traduzione sia una attività artistica (scrive: "Poeticamente parlando, il traduttore può essere definito come un autentico creatore di mondi.") e un dramma di Susan Glaspell, la più importante autrice drammatica del Novecento d’oltreoceano, Inezie, una sorta di noir in un atto. Emma spiega come il tema centrale del testo teatrale sia la questione femminile negli USA di quel periodo. Susan Glaspell (premio Pulitzer per Alison’s house, 1931) fu, infatti, la prima femminista a portare certe istanze nei teatri e sui giornali.
Ci congratuliamo con Emma che con questa sua prima pubblicazione realizza uno dei suoi tanti sogni nel cassetto: scrivere un libro!
L'intervista all'autrice
Così giovane e hai già scritto un libro: com'è nata questa idea? Di che cosa parla il libro?
"Scrivere un libro è sempre stato uno dei miei sogni più grandi, ma non credevo sarebbe accaduto così presto. È nato tutto da un concorso di traduzione della casa editrice Divergenze a cui ho partecipato a maggio, e che ho scoperto di aver vinto solo un mese dopo. Il vincitore avrebbe avuto l’opportunità di pubblicare la propria traduzione, e nel mio caso si trattava del testo teatrale "Trifles" del 1916, di Susan Glaspell, mai tradotto in italiano fino ad oggi. Poi, però, mi viene proposto di aggiungere un breve saggio prima della traduzione e un commento critico al testo tradotto, che avrebbe avuto il ruolo di postfazione, così da risultare l’autrice ufficiale di tutto il libro, e io accetto. Quindi, l’opera è composta da un saggio in cui parlo della traduzione dal punto di vista artistico (da cui il titolo “Sostanza artistica della traduzione”) e del ruolo del traduttore come “creatore di mondi”, poi c’è la traduzione del testo teatrale di Susan Glaspell, e infine il commento critico della traduzione stessa, in cui analizzo più approfonditamente i personaggi e i punti salienti della storia, il cui tema centrale è il femminismo, molto attuale nonostante il testo sia di oltre un secolo fa".
Com'è stato l'incontro con la Casa editrice?
"È stato così assurdo che probabilmente in molti stenteranno a crederci. Mi trovavo sul treno diretto a Pavia perché stavo tornando dall’università, il treno si è fermato a Rogoredo e hanno annunciato un ritardo di venti minuti; quindi, ho deciso di scendere e di prenderne un altro sempre diretto a Pavia. Una volta salita sulla carrozza si è seduto di fronte a me un uomo che si scusava per la borsa ingombrante. Abbiamo iniziato a parlare e ho scoperto che era l’editore Fabio Ivan Pigola, e lui ha scoperto che studiavo anche traduzione. A quel punto mi ha proposto di partecipare a un concorso di traduzione, e così ha avuto inizio un’avventura che mi ha fatta credere un po’ di più nel destino".
Il libro comprende anche la traduzione di un'opera teatrale: com'è stato tradurre un testo teatrale?
"Non è stato per niente semplice, anche perché si tratta di un testo del 1916. Inoltre, non solo non avevo mai tradotto un testo teatrale, ma non avevo neanche esperienza con la narrativa, perché ero abituata a testi divulgativi o pubblicitari. Ci sono stati moltissimi punti in cui mi sono bloccata perché non avevo idea di come tradurre dei termini, termini che è difficile anche trovare su internet. Nonostante le difficoltà, è stata un’esperienza che mi ha insegnato tanto, sia per quanto riguarda la traduzione che l’ambito dell’editoria, e la cosa più importante è che mi sono messa alla prova".
Con il tuo saggio hai dato un contributo al dibattito sulla traduzione: chi è il traduttore oggi, secondo te? Come sta cambiando la sua professione di fronte all'evoluzione tecnologica e all'intelligenza artificiale?
"Il traduttore non è solo chi sta dietro le quinte nel processo di divulgazione di un testo, è colui che deve farsi strada in mondi diversi ed entrare in contatto con i personaggi e con l’autore, così da esserne il confidente e riuscire a rendere ogni singolo concetto con la massima accuratezza. Di questo parlo in maniera molto più approfondita nel mio libro, e lo stesso vale per le intelligenze artificiali, di cui ritengo che non si debba avere paura. Sono dell’idea che siano solo una stampella per il traduttore, non penso che prenderanno il nostro posto nel breve termine e neanche sul lungo periodo, se si avrà ancora gusto per delle traduzioni fatte bene. Credo che, se si guardano dalla giusta prospettiva, siano solo un aiuto per il professionista in questione, perché gli permettono di essere più produttivo e di avere una gamma più ampia di opzioni fra cui scegliere, ma la mente pensante rimarrà sempre quella umana".
Come ti hanno sostenuto le competenze acquisite in aula nell'affrontare questa sfida?
"Le competenze acquisite all’università hanno avuto un ruolo fondamentale. Se non avessi scelto di frequentare questa facoltà non avrei imparato a tradurre in modo efficace in così poco tempo, e non sarei riuscita a scrivere buona parte del saggio. Circa la metà delle informazioni che ho inserito nel libro sono delle mie riflessioni in merito alla teoria della mediazione linguistica, materia che ho studiato al primo anno, insegnata dal prof. Bruno Osimo. Quindi, posso dire che le radici di questa mia passione derivano da tutti i consigli e dagli insegnamenti ricevuti".
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
"Nel corso della mia vita ho cambiato tante volte il mio “sogno nel cassetto”, infatti ad oggi non ne ho uno, ma sono sempre aperta a fare nuove esperienze. Posso sicuramente dire di averne realizzato uno, ovvero scrivere un libro. Per il resto non ho una professione che sogno di fare in futuro, però sto progettando di trasferirmi all’estero tra qualche anno, anche questo un mio grande sogno. Però spero di non avere mai un singolo lavoro d’ufficio, ma tanti lavori che mi possano portare alla soddisfazione personale, preferibilmente viaggiando e scrivendo".
Chi è Emma?
Mi chiamo Emma Romanoni, ho vent’anni e frequento il secondo anno di Mediazione linguistica alla Civica Scuola Altiero Spinelli. Mi sono diplomata al Liceo linguistico Adelaide Cairoli di Pavia, dove ho studiato l’inglese, il tedesco e il francese, e dove ho capito che quella per le lingue era una vera e propria passione. Adoro fare nuove esperienze, soprattutto se mi portano a viaggiare per il mondo, cosa che faccio quando lavoro per l’agenzia MLA, che mi ha permesso di visitare l’America e tutto il Regno Unito, di cui sono profondamente innamorata. Mi interessano molti campi, come quello delle relazioni internazionali; infatti, parteciperò anche a un progetto delle Nazioni Unite che si terrà a New York.